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10.05.2016
ITALIA
“Play for inclusion”, i videogame per tutti

Anche i videogiochi possono favorire l’inclusione. Così la pensano Caterina Bembich, Marilina Mastrogiuseppe e Francesca Postiglione, tre giovani ricercatrici nell’ambito delle scienze cognitive, della psicologia dello sviluppo e dell’educazione, che con l’associazione Diparipasso hanno ideato il progetto Play for inclusion. L’obiettivo? “Mettere la ricerca scientifica a servizio dello sviluppo dei bambini”, creando giochi accessibili e calibrati sulle diverse capacità.

“La nostra mission è tradurre le evidenze scientifiche in game solution che permettono ad ogni bambino di apprendere e sviluppare il proprio potenziale al meglio, adattandosi al suo livello di sviluppo”, scrivono le ricercatrici. “Siamo partite dalla consapevolezza che ad oggi tutti i bambini si avvicinano prestissimo alla tecnologia – continuano –. Tuttavia gli stimoli che il bambino riceve attraverso i dispositivi tecnologici non sempre si adattano alle necessità di crescita individuali”.

Kibu è il nome del primo prodotto del progetto Play for inclusion: un videogioco d’avventura per bambini dai 5 agli 8 anni, che “diverte ma al tempo stesso aiuta ad allenare il suo cervello”. Il videogioco è infatti progettato per allenare le funzioni cognitive che sono alla base degli apprendimenti. Kibu registra le capacità del bambino in compiti che richiedono la memoria, l’attenzione e il problem solving, calibra la difficoltà del gioco in partenza e accompagna poi il bambino verso un miglioramento incrementale delle sue abilità di base. 

“Sappiamo che il numero di ore trascorse davanti a dispositivi quali smartphone e tablet è aumentato vertiginosamente negli ultimi anni – aggiungono –. Questa tendenza rende necessario che il tempo che il bambino spende con la tecnologia sia un tempo di qualità e rappresenti nutrimento per la sua crescita. Per questo abbiamo immaginato un futuro in cui i dispositivi tecnologici possano essere sfruttati come strumenti per favorire la crescita psicologica adattandosi alle esigenze di ogni bambino, inteso come essere unico e irripetibile”.

Kibu è in via di sviluppo. Per arrivare a una versione beta di Kibu e testarne la reale efficacia, è stata avviata una campagna di crowdfunding sulla piattaforma della Tim WithYouWeDo!. La sfida è raccogliere 50mila euro, al momento sono stati di poco superati i 14mila. “L’aspetto del testing è centrale per il progetto perché Il nostro obiettivo è quello di creare uno strumento la cui efficacia venga dimostrata attraverso un processo di innovazione continuo, che vada di pari passo con le conoscenze più aggiornate sul neurosviluppo infantile”.

Caterina Bembich, Marilina Mastrogiuseppe und Francesca Postiglione sind drei junge Forscherinnen, die in Zusammenarbeit mit dem Verein Diparipasso das Projekt “Play for inclusion” entwickelt haben. Das Ziel? Die wissenschaftliche Forschung auch Kindern durch zugängliche und für alle Fähigkeiten kalibrierte Spiele zu Verfügung stellen. Im Internet finden Sie eine Finanzierungskampagne für die Entwicklung des ersten Videospiels.


Tags: videogame |  inclusione |  capacità |  play for inclusion |  diparipasso | 



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