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23.04.2013
EMILIA-ROMAGNA
Parchi giochi accessibili: quando il divertimento è per tutti

BOLOGNA. Nel paese delle meraviglie ci sono le altalene per i bambini in sedia a ruote. E anche per quelli che non possono stare seduti perché la colonna vertebrale non regge il peso del corpo. E sui castelli o i fortini di legno ci possono salire proprio tutti, perché ci sono rampe a lieve pendenza e maniglie a cui potersi aggrappare. Nel paese dei balocchi esistono poi giochi multisensoriali e muretti istruttivi anche per i più piccini. E, quando si cade, lo si fa sul morbido perché il pavimento è antitrauma. Storie a lieto fine, ma che in Italia stentano a diventare una realtà diffusa: storie raccontate nel numero 11 del magazine 'SuperAbile'. I giardinetti sotto casa accessibili a tutti si contano sulle dita delle mani e dei piedi. Lo dice chi di bambini se ne intende: una mamma. 'Quante volte mi è capitato di entrare in un parco pubblico e vedere che D. voleva salire su giochi per lui impossibili ' racconta Sabrina in 'Figli con disabilità. Esperienze e testimonianze per genitori di bambini con disabilità', raccolte durante gli incontri realizzati da alcune associazioni milanesi '. Tuttavia i giochi accessibili esistono. Consiglio di attivarsi nei confronti delle amministrazioni comunali, degli oratori parrocchiali e delle scuole affinché si diano da fare per tutti i bambini'.

Concetto, questo dell'integrazione universale, che piace molto anche a Elena Brusa Pasquè. Insieme a Luca Fois del Politecnico di Milano, infatti, hanno dato vita a 'Life for all', un network orientato a promuovere il design inclusivo tra i professionisti del settore. 'Ogni spazio, anche le aree per i bambini, deve essere pensato, progettato e realizzato senza sottolineature né accenti. Non esistono giochi per qualcuno, ma giochi per tutti. Lo stesso simbolo dell'accessibilità, che è una carrozzina, è discriminatorio: dovrebbe essere un fiore, un sole o comunque un messaggio positivo e non il contrassegno di una difficoltà', dice l'architetto Brusa Pasquè. Le buone prassi fortunatamente non mancano, anche se al massimo si tratta di un paio di giardinetti accessibili per comune. Milano è stata una delle prime città italiane a fare scuola, grazie al progetto 'Le strade e le piazze dei venti' dell'Anffas (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità relazionale e/o intellettiva). Il risultato' Un parco senza barriere, realizzato nel 1997 proprio nei pressi della sede dell'associazione in via Bazzi, con una 'chicca': la pista per le biglie messa sopra un tavolo, così che possano giocarci anche i bambini in sedia a ruote.

A Jesolo invece, in provincia di Venezia, il parco Europa è frutto di alcune linee guida messe a punto nel 2003 con il progetto 'Stessi giochi, stessi sorrisi', elaborato in occasione dell'Anno europeo delle persone con disabilità, grazie anche all'impegno del Comune e ai finanziamenti europei e governativi. Altro Comune virtuoso è Parma, che possiede già due spazi verdi accessibili in linea con quanto voluto dall'Agenzia disabili e che, dopo il terremoto in Abruzzo, ha realizzato un parco gioco senza barriere a Villa Sant'Angelo, in provincia dell'Aquila. Ma le buone pratiche si trovano anche nei giardini pubblici del Prolungamento a mare di Savona, nel parco Nicholas Green di Cosenza, in quello dell'Albero d'oro di Candelo (Biella) voluto dall'associazione 'Ti aiuto io', nel parco Manaresi di Aprilia (Latina) promosso da un comitato cittadino.

Spesso c'è di mezzo una onlus. Com'è successo anche con 'Giochiamo tutti!', il progetto della Fish (Federazione italiana per il superamento dell'handicap), che grazie al sostegno di Enel Cuore onlus e all'intereresse delle amministrazioni locali ha coinvolto nella costruzione di giochi accessibili ben tre città diverse: Genova (all'interno dell'area Mandraccio in zona Porto Antico), Milano (dentro il parco Formentano) e presto anche Bari. 'Il movimento è molto importante per lo sviluppo dei bambini, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista delle relazioni con gli altri', spiega Mercedes Becciu, presidente onorario dell'Aitne (Associazione italiana terapisti della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva). 'Tanto l'interazione con gli oggetti e con l'ambiente circostante quanto l'attività esplorativa, sensoriale e manipolativa, sono azioni attraverso cui i più piccoli iniziano a conoscere gli spazi in cui vivono ' spiega '. La conoscenza degli oggetti e la destrezza motoria, anche se dipendono dal tipo di disabilità, permettono al bambino di programmare mentalmente quegli step che lo porteranno gradualmente a raggiungere l'obiettivo prefissato o a risolvere il problema che gli si presenta davanti. Anche senza agire fisicamente, magari pensando a una modalità alternativa per divertirsi o aggirare l'ostacolo'.

All'interno di questo percorso, 'i giardinetti pubblici rappresentano un'ulteriore occasione di sperimentazione, comunicazione e socializzazione per i bambini; e poter avere l'opportunità di vivere il parco giochi attivamente aumenta l'accettazione di se stessi e l'integrazione con gli altri', commenta l'esperta di psicomotricità dell'Aitne. E se tutto ciò non dovesse bastare, l'importanza del gioco, dello svago e delle attività ludiche o ricreative è sancita anche dall'Onu nella Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia del 1989. Un principio ribadito da Il diritto dei bambini disabili, una guida pratica pubblicata da Save the children nel 2003, e rafforzato dalla più recente Convenzione sui diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite. Gli Stati aderenti, inoltre, devono adottare ogni misura legislativa e amministrativa idonea ad attuare i diritti riconosciuti in questi provvedimenti universali.

di Michela Trigari

Redattore Sociale del 22-04-2013

 




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