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22.12.2015
OLTRE LA NOTIZIA
“Sogno un 2016 in cui non si parli più di disabilità”

Natale: tempo di auguri, di feste, di grandi abbuffate e di sano relax, ma anche di riflessioni e di buoni propositi con un occhio ai dodici mesi appena trascorsi e l'altro all'anno che verrà. Come è stato il 2015 per Cerpa Italia onlus? Che cosa c'è da fare per diffondere inclusione e accessibilità? Quali le sfide per il 2016? Se le domande possono essere banali, non lo sono le risposte di Gaetano Venturelli. Architetto passionale e fumantino specializzato in edilizia popolare, fondatore dell'associazione Paraplegici Emilia-Romagna e consigliere dell'Acer di Modena, Venturelli dal 2004 è coordinatore dell'equipe tecnica del Caad (Centro adattamento ambiente domestico) modenese e, da poco meno di un anno, presidente del Cerpa. "Ogni bisogno deve corrispondere a un diritto - dice -. Se sanità, servizi sociali, scuola e trasporti pubblici non sono gratuiti e per tutti, allora non siamo un Paese civile".

Architetto, come è andato questo primo anno da presidente del Cerpa?
"Io mi definisco un apprendista-presidente, anche se non ho alcuna remora a prendermi le responsabilità del ruolo. Partiamo dalle preoccupazioni. La prima è non riuscire a incidere come vorrei. Quando lo scorso gennaio sono diventato presidente del Cerpa, che era un mio desiderio immane, contavo che i rapporti diretti che avevo con il presidente e tre assessori della nuova giunta della Regione Emilia-Romagna, potessero aiutare a cavare il ragno dal buco dei rapporti tra il Cerpa e le istituzioni, ma così per adesso non è stato. La seconda preoccupazione è di natura economica: non voglio essere il presidente che manda in malora l'associazione. Dobbiamo diminuire i costi e aumentare le entrate, che non possono dipendere più soltanto dal pubblico".

Che salviamo del 2015?
"Salviamo il lavoro di chi quotidianamente tiene in vita il Cerpa: all'inizio eravamo in 4 o 5, ora siamo in 40, le idee sono infinite, l'organizzazione è eccezionale. Salviamo la formazione e i convegni, anche se io, che ho quasi 70 anni e ho anche un brutto carattere, non ne posso più di convegni per soli addetti ai lavori. Dobbiamo far capire a tutti che il nostro servizio è una risorsa che permette di risparmiare e di vivere meglio. Se non ci danno la possibilità di trasferire le nostre conoscenze per l'inclusione e l'accessibilità, si continuerà per esempio a costruire case di riposo da 300-400 euro a posto letto al giorno, invece di permettere agli anziani di stare bene a casa loro. Ma i servizi sociali coprono solo una parte del nostro raggio d'azione: ci sono il lavoro, l'urbanistica, l'istruzione, anche il divertimento e il tempo libero...".

Per diffondere la cultura dell'accessibilità serve la collaborazione tra più attori. Cosa resta da fare?
"Ognuno deve fare la sua parte. Noi dobbiamo trasmettere con più forza le cose in cui crediamo, partendo dalle persone disabili e dalle loro famiglie, perché è sempre valido lo slogan ‘Niente su di noi senza di noi'. Non è possibile, però, che non si parli mai dei disabili, che sono un milione e centomila e che con i loro familiari potrebbero costituire un partito dal 33%. Quest'attenzione manca innanzitutto nella politica e non ci vengano a dire che la coperta è corta, perché si può colpire chi ha lo yacht, non chi è in sedia a rotelle. Noi non vogliamo promesse, ma programmi: se non ce ne sono è anche un po' colpa nostra, che non sappiamo chiedere interventi precisi e mirati, ma tendiamo a generalizzare, a perderci in astrazioni".  

Che si augura per il 2016?
"Vorrei riprendere le parole di Franco Bomprezzi, un amico che ci ha lasciati un anno fa e che ho conosciuto tanto tempo fa, ancora prima di conoscere il Cerpa. Bomprezzi sognava un futuro in cui ‘non si parla più di disabilità, perché non ce n'è bisogno', un futuro in cui ‘ognuno è come è, con le sue caratteristiche personali, pregi e difetti, alti, bassi, magri, grassi, intelligenti, meno sagaci, miopi, presbiti, ciechi, sordi, autistici, biondi, uomini, donne, senza alcuna distinzione'. Ecco, anche se ci arriviamo nel 2017 e non nel 2016, per me andrebbe bene lo stesso. Però le cose si stanno movendo: se l'Onu come simbolo della Giornata internazionale delle persone con disabilità ha tolto la carrozzina, vuol dire che si va allargando il diritto alla vita dignitosa".

Tags: gaetano venturelli |  cerpa |  disabilità |  inclusione |  accessibilità | 



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