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Milano - 03.06.2016
ITALIA
Progetti e prototipi, alla Triennale spazio al design for all

Una mostra con i progetti di “design for all” di alcuni dei più brillanti studi di architettura italiani e una sperimentazione in continua evoluzione di un set di posate per tutti. Il tema dell’accessibilità è protagonista di due appuntamenti inseriti nel cartellone della Triennale di Milano, la ventunesima esposizione internazionale che quest’anno è dedicata al design.

Fino al 28 giugno in Sala Sforza (via Beltrami, largo Cairoli) si può visitare la mostra “Archidiversity – 9 architetti progettano design for all”. Archidiversity nasce dall’incontro tra Luigi Bandini Buti e Rodrigo Rodriquez, membri della commissione italiana del marchio di qualità Design for all, con Giulio Ceppi, progettista dell’Autogrill Villoresi Est, primo edificio certificato in Italia.

Nel tempo il dialogo tra progettista ed esperti di accessibilità che caratterizza Archidiversity è stato esteso ad altri progettisti, così che oggi ne fanno parte nove studi milanesi: oltre a Giulio Ceppi, ci sono quelli di Stefano Boeri, Antonio Citterio Patricia, Michele De Lucchi, Paolo Brescia e Tommaso Principi, Park Associati, Massimo Roj, Luca Scacchetti, Matteo Thun e Luca Colombo.

Ogni studio si è reso disponibile a sviluppare secondo i principi del design for all un progetto. La mostra, aperta da martedì a domenica dalle ore 10.30 alle 20.30 (ingresso gratuito), presenta in maniera interattiva e multimediale, il work in progress dei 9 progetti, che vanno dal waterfront della Maddalena, all’aeroporto internazionale di Hamad, da un centro commerciale a un campus universitario.

All’interno della mostra viene inoltre presentato “Cutlery for all”, una sperimentazione degli studi Total Tool di Giulio Ceppi e Obr di Paolo Brescia e Tommaso Principi in collaborazione con Alessi, Fondazione Don Gnocchi e Polifactory. L’obiettivo? Realizzare delle posate diverse e per tutti, “diversi inclusi”: non, quindi, una posata “per tutti”, ma tante posate, adattabili a seconda delle esigenze, ccon un’alta cura sia dell’estetica che della funzionalità.

La prima ipotesi progettuale è stata l’integrazione sulla collezione Dry, disegnata per Alessi da Achille Castiglioni, di una serie di accessori – manici inclinati o allungabili, impugnature più grandi, sistemi di rotazione o di presa con calamite – che ne migliorassero la presa, rendendo più facile portare il cibo alla bocca.

La seconda strada progettuale è stata disegnare una linea totalmente nuova di posate, che offrissero prestazioni maggiori di quelle tradizionali. Sono state allora sviluppate e prototipate quattro diverse soluzioni. Una fase di testing con gli utenti e il personale medico della Fondazione Don Gnocchi ha permesso di apportare alcune migliorie, soprattutto alla presa e alla dimensione del cucchiaio. Per ridurre il tremolio sui liquidi è stato inoltre realizzato un cucchiaio ovalizzato.

Durante l’esposizione “Archidiversity” verranno realizzati nuovi prototipi, che saranno testati in tempo reale. “Forse questa serie di posate resterà un prototipo infinito stampabile con tecnologie additive e quindi modificabile e adattabile ai singoli requisiti, oppure si capirà poter essere un oggetto non finibile, impossibilitato ad adattarsi ai bisogni di tutti – dice Giulio Ceppi –, ma comunque sia ci avrà nel mentre insegnato la condivisione e l’inclusione, che nel mondo del progetto sono valori sempre più portanti e importanti”.


Tags: design for all |  archidiversity |  triennale |  cutlery for all | 
Allegati:
1 - Il progetto "Cutlery for all"




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